Immagine di copertina della pagina Consigli al naturale

Consigli al naturale

Cosa fare per prevenire le patologie invernali? Rimedi naturali

Con l’avvicinarsi dell’inverno è importante iniziare a pensare come prevenire le patologie tipiche dei mesi freddi dell’anno. In questo senso la fitoterapia, ossia l’uso di piante medicinali a scopo terapeutico o preventivo, può essere veramente molto efficace.
 
La pianta per eccellenza cui si pensa quando parliamo di prevenzione delle patologie invernali è sicuramente l’Echinacea, pianta ad azione immunostimolante la cui efficacia è ormai dimostrata da diversi anni.
 
L’azione immunostimolante di questo fitoterapico è dovuta alla presenza di polisaccaridi, macromolecole che stimolano la risposta immunitaria portando ad un aumento del numero dei leucociti, principalmente di neutrofili e macrofagi.
 
Oltre all’azione immunostimolante annoveriamo anche quella antinfiammatoria, dovuta alla presenza nell’estratto di acido caffeico e cicorico, un’azione batteriostatica legata all’echinacoside(un glucoside composto da acido caffeico, glucosio e ramnosio) e antivirale.
 
L’azione dell’Echinacea più che in prevenzione dovrebbe essere sfruttata in acuto dal momento che una sua assunzione all’esordio di sintomi influenzali o da raffreddamento aiuta a ridurre la durata della manifestazione patologica.

A livello preventivo oltre che in acuto possiamo invece avvalerci della vitamina C che presenta diverse azioni interessanti:

  • Contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario risultando vitale per la funzionalità dei leucociti oltre a favorire la produzione di interferone ad attività antivirale.
  • Può ridurre la durata delle comuni problematiche invernali
  • Aiuta a mantenere normali livelli del sistema immunitario durante o dopo uno sforzo fisico intenso
  • Accresce l'assorbimento intestinale di ferro
  • Protegge le cellule dallo stress ossidativo e aiuta a riformare lo stato ridotto della Vitamina E
  • Contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso e riduce la sensazione di stanchezza e affaticamento
  • Favorisce la formazione di collagene per la normale funzione di pelle, gengive, denti, cartilagini ed ossa

 Le principali fonti naturali di vitamina C sono  la Ciliegia acerola e la Rosa canina

Altre due piante utili per la prevenzione delle patologie invernali sono la Tabebuia e l’Astragalo.

Tabebuia Avellaneda: nota anche come Lapacho, è una pianta facente parte della medicina tradizionale del sud america e presenta diverse funzioni interessanti. La parte più attiva della pianta è l’interno della corteccia e la molecola che presenta maggiore azione terapeutica è il lapacholo.

La tabebuia può essere utile per la sua attività immunostimolante, antiossidante e antinfiammatoria. Presenta anche una discreta azione antimicrobica(antibatterica, antifunginea e antivirale.)

Dunque possiamo sfruttare questo fitoterapico in prevenzione delle classiche patologie invernali partendo da Settembre per cicli di almeno 3 mesi. Oltre a questo tipo di applicazione la tabebuia può essere sfruttata nella prevenzione della candida ricorrente che può presentarsi in caso di abbassamento delle difese immunitarie. La tabebuia, andando a stimolare il sistema immune e grazie alla sua azione antimicotica, risulta infatti indicata in questo tipo di situazione.

Astragalo: come per le piante viste in precedenza anche l’astragalo ha una funzione immunostimolante grazie alla presenza di polisaccaridi che stimolano l’azione fagocitaria dei macrofagi e favoriscono la trasformazione dei linfociti T. A questo tipo di effetto si unisce una funzione antivirale che può essere utile anche nelle fasi acute delle patologie da raffreddamento ed un’attività adattogena, importante per proteggere l’organismo in situazioni di stress e accorciare il periodo di convalescenza dopo una fase di malattia.
 
In conclusione ricordiamo l’importanza di una flora batterica intestinale sana per affrontare l’inverno con più serenità. Infatti circa il 70% del nostro sistema immunitario ha sede nell’intestino e questo rappresenta un filtro per diverse sostanze esogene che possono attaccare il nostro corpo. Avere una flora batterica alterata può portare ad una maggiore permeabilità a livello intestinale con conseguente sviluppo di patologie.
Dunque nel periodo invernale può essere utile assumere un buon probiotico, sia per l’adulto che per il bambino, al fine di mantenere in buone condizioni il nostro microbiota intestinale.

Per quanto riguarda la durata del trattamento solitamente si consiglia di fare 20 giorni di trattamento alternati con 20 giorni di pausa per poi riprendere con lo stesso schema il mese successivo.

Cosa fare per depurare il fegato? Rimedi naturali

Il fegato è un organo fondamentale per il nostro organismo e lo possiamo paragonare ad una centrale di depurazione. Ha il compito di metabolizzare diverse sostanze introdotte dall’esterno, come ad esempio i farmaci o l’alcol, oltre a permettere la digestione dei grassi nell’intestino grazie alla produzione della bile.
La sua posizione anatomica fa si che si trovi inserito in un sistema circolatorio per cui prima o poi tutte le sostanze introdotte nel nostro corpo passano sotto il suo controllo e rappresenta dunque un filtro di difesa verso molecole potenzialmente tossiche.
 
Per quanto appena detto è facile capire come un sostegno al fegato tramite l’utilizzo di piante medicinali specifiche possa essere utile sia a livello preventivo per mantenerlo sempre in un ottimo stato di performance, sia per soggetti poli-trattati con diversi farmaci che possono gravare a livello epatico sottoponendolo ad un carico di lavoro eccessivo.
 
La prima regola da rispettare nella scelta di piante depurative del fegato è quella di evitare tinture madri, le quali contengono al proprio interno alcol. Infatti un uso limitato alla fase acuta sarebbe controproducente per il fegato che in queste situazioni deve esser messo in uno stato di riposo funzionale (l’alcol andrebbe invece a sovraccaricarlo), mentre un uso prolungato nel tempo a scopo preventivo porterebbe ad un eccessivo introito d’alcol anche se diluito nel tempo.
 
La classe di piante maggiormente usata per la così detta depurazione epatica è quella degli epatoprotettori, fitoterapici che hanno la funzione di proteggere il fegato dall’azione nociva di sostanze esterne come alcol e farmaci.
 
Il fitoterapico più famoso è sicuramente il Cardo mariano nei cui semi è contenuto un complesso di flavolignani (Silibina, Silicristina e Silidianina) noto come Silimarina.
 
Tra le funzioni principali della Silimarina abbiamo la stabilizzazione delle membrane cellulari e lisosomiali degli epatociti con aumento della loro resistenza, effetto antiossidante e radical scavenger utile per diminuire gli effetti nocivi dei radicali liberi dell’ossigneo(ROS), inibizione della perossidazione lipidica e stimolo alla rigenerazione dell’epatocita.
 
E’ sicuramente la pianta d’elezione quando si voglia effettuare una depurazione stagionale del fegato, ad esempio ai cambi di stagione, o ad esempio in soggetti che assumono molti farmaci e che hanno bisogno di un sostegno. Essenzialmente il compito della silimarina è quello di mettere a riposo funzionale l’epatocita favorendone la rigenerazione.
Molto utile anche nella steatosi epatica, ossia nelle situazioni in cui abbiamo un accumulo di grasso a livello epatico, dove comunque è sempre richiesta anche una modifica delle abitudini alimentari.
 
Nella classe degli epatoprotettori possiamo annoverare anche il Rosmarino che presenta un’azione simile a quella del cardo mariano, in più presenta azione coleretica e colagoga, ossia stimola la produzione e il rilascio della bile supportando così la funzione digerente.  Per quanto riguarda le piante che presentano questo tipo di azione dobbiamo considerare che può essere sfruttata per una depurazione periodica del fegato mentre andrebbe limitata nel caso di un’intossicazione acuta  perché in queste situazioni l’epatocita deve essere messo a riposo completo e non sollecitato ulteriormente a produrre più bile.
 
Tra le piante coleretiche e colagoghe ricordiamo anche il Tarassaco, la Fumaria e il Carciofo, utili quindi per favorire la digestione dei grassi  e la depurazione epatica e in caso di calcoli biliari dal momento che l’aumentato afflusso di bile permette di effettuare un lavaggio delle vie biliari. Allo stesso tempo però bisogna considerare che in caso di calcolosi biliare le piante coleretiche e colagoghe andrebbero usate con cautela e sotto controllo medico per il rischio di coliche biliari o di migrazione di microcalcoli.
 
Tra le tre piante appena citate va ricordato che il carciofo ha il vantaggio di avere anche un’azione ipocolesterolemizzante.
 
Come ultimo fitoterapico approfondiamo la Picrorhiza, utile anche questa per la sua azione epatoprotettiva, coleretica e colagoga. Interessante anche l’azione antiallergica riconducibile ad una riduzione della risposta istaminergica, alla riduzione del PAF (fattore di aggregazione piastrinica) e per stabilizzazione delle cellule mastocitarie.
 
Mi piace sempre ricordare che pur essendo i rimedi sopra elencati tutti di origine vegetale non per questo sono privi di effetti collaterali e andrebbero sempre utilizzati sotto la supervisione di un medico o di un farmacista.
 
Ecco alcuni consigli per la depurazione epatica:
 
Picrocardo Laboratorio della Farmacia: prodotto in compresse a base di Cardo mariano, Picrorhiza, Rosmarino, Tarassaco, Bardana e Carciofo. Come visto nell’articolo sono tutte piante ad azione depurativa che possono aiutare il fegato nel suo lavoro. Può essere assunto alla dose di 1 o 2 compresse al giorno a cicli di due o tre mesi. Non va usato in chi soffre di calcoli biliari o in chi ha subito colecistectomia. Controindicato anche in chi fa uso di Coumadin o di farmaci come la Cardioaspirina.
 
Depurlab Laboratorio della Farmacia: Anche questo prodotto è a base di piante depurative, coleretiche e colagoghe come Cardo mariano, Bardana, Tarassaco e Fumaria. E’ in forma liquida e si assume alla dose di 20ml al giorno, anche sciolti in un litro d’acqua.

Cosa fare in caso di insufficienza venosa? Rimedi naturali

Gambe gonfie e pesanti sono una problematica piuttosto diffusa tra le donne, specialmente con il caldo tipico del periodo estivo. I segni principali riconoscibili in chi soffre di questo disturbo sono gambe doloranti, formicolio, gonfiore, prurito etc.


Solitamente questo genere di problematica è legata ad una circolazione ematica non ottimale. Inizialmente la disfunzione può limitarsi al microcircolo; questo significa che le venule e i piccoli vasi linfatici deputati a raccogliere il liquido presente negli spazi interstiziali per reindirizzarlo verso il cuore non funzionano adeguatamente causando così un ristagno con conseguente gonfiore.
 

Quando a livello cutaneo si iniziano a vedere i così detti “capillari” siamo di fronte a piccole venule indebolite dove il sangue tende a ristagnare (il termine medico corretto per indicare questo fenomeno è quello di teleangectasia).

Se non si corre ai ripari cercando di risolvere il problema si arriva ad un progressivo peggioramento della situazione con deterioramento delle vene più grandi a monte. Esternamente il fenomeno può mostrarsi con la comparsa delle vene varicose, ossia vene che dovrebbero essere invisibili ma in realtà risultano in evidenza, sono tumide, gonfie e di colore bluastro.
Le vene varicose sono il risultato della distruzione della rete di proteoglicani nella parete elastica del vaso con riduzione della componente di collagene e una dilatazione della struttura. In questo caso molte volte risulta necessario ricorrere alla chirurgia vascolare o in alternativa utilizzare bende o calze elastiche.

Ora che abbiamo esaminato rapidamente le cause che possono spiegare sintomi come la pesantezza delle gambe cerchiamo di capire in che modo possiamo prevenire lo sviluppo della situazione patologica.

In questo senso la fitoterapia e l’integrazione alimentare sono dei validi alleati e numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia di alcuni estratti naturali nel prevenire lo sviluppo dell’insufficienza venosa.
 
Vite rossa: Le foglie di vitis vinifera vengono raccolte subito dopo il periodo della vendemmia, quando presentano un colore rosso acceso, da cui il nome appunto di vite rossa. Queste foglie sono particolarmente ricche di bioflavonoidi, sostanze dalla forte azione antiossidante molto importanti nel mondo vegetale dove, oltre a dare sfumature di colore molto belle alle piante e ai frutti in cui si trovano, forniscono protezione contro le radiazioni solari e gli attacchi di parassiti esterni.

I bioflavonoidi come detto sono presenti in diverse speci vegetali e assumono funzioni differenti in base al fitocomplesso della pianta in cui sono presenti. Ad esempio la silimarina nel cardo mariano ha un’azione epato-protettiva, mentre le catechine del tè verde sono potenti antiossidanti con azione antiaging.

I bioflavonoidii della vite rossa sono conosciuti con il nome di proantocianidine, particolarmente importanti per la loro funzione vaso-protettiva. L’utilizzo di questa pianta deriva dall’osservazione di alcuni ricercatori i quali avevano notato come i viticoltori francesi non soffrissero di disturbi venosi. La spiegazione fu ritrovata nell’abitudine di fare infusi ed impacchi con le foglie di vite rossa quando sentivano le gambe pesanti ed indolenzite.

Le proantocianidine presentano un effetto protettivo vasale nei confronti dell’ossidazione causata dai radicali liberi dell’ossigeno(ROS) che, come noto, possono causare danni a diverse strutture presenti nel nostro organismo.

Tra i vari meccanismi che possono spiegare l’azione antiossidante vi è sicuramente l’inibizione della xantino-ossidasi, enzima che grazie alla sua azione contribuisce alla produzione di ROS. Altri enzimi inibiti sono la collagenasi, l’elastasi, la ialuronidasi e la beta-glucuronidasi, tutti responsabili della degradazione della matrice esterna che riveste i capillari. Dunque l’inibizione di questi enzimi contribuisce al mantenimento della compattezza e della resistenza vasale.

Mirtillo nero: Il mirtillo nero, noto anche con il nome scientifico di vaccinium mirtillus, è un frutto spesso presente sulle nostre tavole che presenta diverse azioni benefiche. I componenti farmacologicamente attivi sono gli antociani, sostanze che presentano una spiccata attività vaso-protettrice.
I meccanismi con cui si esplica questa attività sono principalmente di due tipi: un meccanismo intravasale che vede il legame degli antocianosidi con i fosfolipidi di membrana delle pareti vasali, le quali vengono così schermate da eventuali danni. Il secondo meccanismo è invece di tipo extravasale, con uno stimolo nella sintesi di glucosaminoglicani, specialmente acido ialuronico, costituenti fondamentali del manicotto mucopolisaccaridco pericapillare che riveste la parete esterna dei vasi sanguigni.
 
Centella asiatica: La centella, nota anche come Hydrocotyle Asiatica, è una pianta medicinale utilizzata da secoli per le sue proprietà cicatrizzanti. Le moderne scoperte scientifiche hanno messo in evidenza la capacità dell’estratto di centella asiatica di stimolare la produzione di collagene andando ad agire a livello dei fibroblasti, cellule preposte alla sintesi di tale sostanza. Nello specifico l’estratto di centella asiatica aumenta la captazione da parte dei fibroblasti di lisina e prolina, amminoacidi fondamentali per la costituzione del collagene, aumenta la produzione di tropocollagene(unità costitutiva del collagene) e più in generale stimola la sintesi dei mucopolisaccaridi acidi del tessuto connettivo.
In questo modo si va a rinforzare la struttura delle pareti vasali e si riduce la fuoriuscita di liquido limitando di conseguenza l‘edema. Per quanto riguarda le sostanze cui vengono attribuite le proprietà farmacologiche si fa riferimento alla frazione triterpenica costituita da acido madecassico, acido asiatico e asiaticoside.
 
Ippocastano: L’estratto d’ippocastano contiene escina, una miscela di saponine molto utilizzata nel trattamento dell’insufficienza venosa. Come per altre sostanze esaminate in precedenza l’escina è in grado di migliorare la resistenza vasale riducendo così la fuoriuscita di liquidi e la conseguente formazione di edema. Risulta molto importante anche per l’azione venotonica, favorendo quindi la contrazione delle pareti venose e il conseguente ritorno del sangue verso il cuore riducendo il ristagno di liquidi in periferia.
In linea teorica per dare sollievo in chi soffre d’insufficienza venosa potrebbe esser utile anche pensare all’utilizzo di fitoterapici ad effetto drenante così da ridurre l’accumulo di liquidi negli arti inferiori, fermo restando che in primo luogo bisogna intervenire per rinforzare i capillari e le pareti venose così da ridurre la fuoriuscita stessa dei liquidi, altrimenti sarebbe come togliere acqua da una barca con un secchio senza prima aver tappato la falla.

Altre piante utili possono essere: pungitopo, amamelide, cipresso.
 
Questi appena esaminati sono i principali rimedi naturali utilizzati nel trattamento dell’insufficienza venosa e delle gambe pesanti. In molti casi è possibile trovare nutraceutici che uniscono insieme anche più sostanze contemporaneamente, così da sfruttare l’effetto sinergico. Essendo integratori alimentari non bisogna aspettarsi un effetto immediato e possono passare alcune settimane prima di notare miglioramenti nei sintomi. Solitamente si consigliano dei cicli di 2-3 mesi nel periodo estivo e un richiamo di un mese nel periodo invernale. E’ comunque sempre consigliabile rivolgersi ad un medico o ad un farmacista per poter utilizzare al meglio i prodotti presenti in commercio.
Pur essendo tutti rimedi a base naturale si consiglia sempre di rivolgersi al proprio medico o al farmacista per evitare effetti collaterali o interazioni con farmaci eventualmente assunti.

Cosa fare in caso di emorroidi? Rimedi naturali

La patologia emorroidale è una problematica piuttosto diffusa, soprattutto nei paesi più sviluppati e sopra i 50 anni. Di base abbiamo un problema circolatorio riguardante i plessi venosi situati in corrispondenza dei tessuti dell'ultimo tratto del retto e dell'ano. Questi piccoli cuscinetti pieni di vasi sanguigni svolgono un ruolo importante nel ricambio di sangue a livello dell'ano ma in determinate situazioni possono ingrossarsi causando dolore.


Spesso di paragonano le emorroidi alla problematiche delle vene varicose agli arti inferiori perché in effetti parliamo della stessa manifestazione patologica che in questo caso interessa il plesso emorroidario.
 
Le emorroidi possono essere interne se rimangono invisibili al di sopra dello sfintere anale, esterne se invece i cuscinetti emorroidari fuoriescono e diventano visibili.
In base alla gravità della patologia abbiamo :
 

  • emorroidi interne
  • emorroidi interne con lieve protrusione
  • emorroidi esterne che si lasciano reintrodurre nel canale anale
  • emorroidi esterne che rimangono sempre al di fuori dell'ano, spesso associate a perdita di muco

Ovviamente qualora si arrivi ad emorroidi esterne, cronicizzate e sanguinanti può rendersi necessario l’intervento chirurgico. In casi meno complessi si può invece intervenire con una dieta adeguata e con rimedi fitoterapici utili ad attenuare  il dolore, accelerare la guarigione e prevenire ricadute.

Per quanto riguarda la dieta bisogna evitare cibi troppo grassi o fritti, cibi piccanti e troppo conditi, privilegiando invece un’alimentazione sana e leggera. E’ utile bere molto, consumare alimenti ricchi di fibre che stimolino il transito intestinale e aggiungere ad ogni pasto un cucchiaio di olio d’oliva che lubrifica l’intestino permettendo di andare di corpo senza doversi sforzare troppo.
 
Per quanto riguarda l’uso di rimedi fitoterapici possiamo ricorrere a piante flebotrope, che vanno cioè rinforzare il microcircolo, o a fitoterapici che ci permettano di depurare il fegato. Infatti un fegato non performante rende più difficile la risalita verso il cuore di tutto il sangue che si trova sotto la vena porta causando una sua stagnazione con conseguente insufficienza venosa.

Piante flebotrope:
 
Piante ad azione flebotropa sono utili perché andando a migliorare la circolazione ematica e rafforzando la struttura delle pareti venose aiutano il ritorno del sangue verso il cuore evitando che ristagni a livello dei plessi emorroidari. Ricordiamo infatti che le emorroidi possono essere paragonate al problema delle vene varicose solo che invece di interessare gli arti inferiori abbiamo una localizzazione a livello del plesso emorroidario. Dunque possiamo ricorrere sia in prevenzione che in acuto per accelerare la guarigione a piante come la Vite rossa, la Centella asiatica, il Ginkgo biloba, il Mirtillo nero, il Pungitopo, tutti rimedi per migliorare la circolazione. Molto interessanti anche i bioflavonoidi da agrumi, disponibili anche come farmaco contenente diosmina ed esperidina micronizzata, rappresentano forse il rimedio più usato in questo tipo di problematica.
Alcuni prodotti utili nel trattamento delle emorroidi sono: Emospid, LDF Microcircolo, LDF Biovenum.
 
Piante epatoprotettrici:
 
Come dicevamo poco fa se il fegato non funziona in maniera corretta il sangue che si trova sotto la vena porta farà più fatica a ritornare verso il cuore con la conseguenza di ristagnare in periferia. La pianta che per eccellenza riesce a depurare il fegato favorendo un ripristino delle normali funzioni dell’epatocita è il cardo mariano. In secondo luogo possiamo pensare a piante coleretiche e colagoghe come il Tarassaco, la Fumaria, il Carciofo, oppure una pianta meno conosciuta ma molto utile come la Picrorriza.

Bisogna comunque fare attenzione all’eventuale presenza di calcoli, evitando in tal caso le piante coleretiche e colagoghe, e tener presente che se il fegato è particolarmente affaticato conviene aiutare un ripristino della funzionalità dell’epatocita con il cardo mariano piuttosto che stimolare ulteriormente la sua funzionalità con tarassaco o fumaria ad esempio.

Alcuni prodotti utili nella depurazione epatica sono: Hepa G, LDF Picrocardo, LDF Depuratum.

Pur essendo quelli sopra elencati prodotti a base naturale si consiglia comunque di rivolgersi sempre a personale esperto come il medico o il farmacista per evitare effetti collaterali o interazioni con altri farmaci eventualmente assunti.


Cosa fare in caso di stress ed ansia? Rimedi naturali

L’ansia è una risposta fisiologica del nostro organismo che ci permette di restare lontano da situazioni potenzialmente pericolose così come lo stress è una reazione del nostro corpo che innesca una serie di variazioni nella produzione di ormoni utili per fronteggiare cambiamenti nell’ambiente esterno. Il problema si pone quando situazioni di ansia e stress sono protratte nel tempo e tendono a cronicizzare. Fermo restando che nelle situazioni più complesse è sempre bene rivolgersi al medico curante, se la condizione è insorta da poco e non è particolarmente preoccupante si può pensare all’uso di rimedi naturali prima di arrivare ad assumere farmaci ansiolitici.

 In questo approfondimento analizzeremo i principali rimedi utili in caso di ansia e stress:
 

Valeriana: pianta ansiolitica per eccellenza presenta un’azione sul sistema gabaergico favorendo così lo “spegnimento dei neruoni”. Grazie alla sua attività sugli stati d’ansia è efficace soprattutto nel favorire lo stato d’addormentamento, mentre risulta meno utile in chi ha risvegli precoci la mattina presto perché la sua attività si esaurisce nelle prime ore notturne. Molto importante il tipo di estratto usato per garantirne l’efficacia, in questo senso un ottimo prodotto è il Monoselect valeriana. Oltre che nell’insonnia può essere utile nel trattamento dell’ansia diurna dal momento che non da fenomeni di sedazione e non altera le capacità cognitive

Passiflora: ideale in caso di insonnia cerebrale, ossia quando non riusciamo a dormire per via dei pensieri che ci affollano la mente. Ottima in associazione con la valeriana per aiutare a prendere sonno. Anche per la passiflora si può annoverare un effetto ansiolitico, utile soprattutto per chi presenta fenomeni di somatizzazione a livello viscerale

Biancospino: pianta ansiolitica con particolare tropismo per il cuore, utile in caso di tachicardia e palpitazioni notturne. Ottimo in abbinamento con la valeriana e la passiflora. Un prodotto molto interessante in questo senso è il neurofast

Melissa: altra pianta dalla importante azione ansiolitica, presenta un’importante azione spasmolitica che la rende ideale nel caso di somatizzazione viscerale. Può essere usata con vantaggio anche nel dolore mestruale aiutando a calmare il dolore dovuto allo spasmo della muscolatura liscia

Piante ad azione adattogena: questa categoria di piante non ha un corrispettivo nella farmacologia classica perché sono piante che s’inseriscono al confine tra lo stato di salute e la patologia. Il loro scopo è quello di aiutare il nostro organismo ad adattarsi in caso di stress e prepararsi al meglio nell’affrontarlo. Un esempio classico è il Ginseng, pianta che stimola la produzione di cortisolo attraverso un ‘azione sull’asse ipotolamo-ipofisi-surrene. Il cortisolo è l’ormone che ci aiuta a sostenere i periodi di stress.  Una pianta come il Ginseng può essere utile ad affrontare al meglio i periodi di stress e uscirne meno provati. Altra pianta interessante è l’eleuterococco, utile soprattutto nelle donne per sostenersi in periodi di particolare stress ed ansia, mantenendo una buona capacità fisica e mentale. Altre piante interessanti sono la Rodiola rosea, utile soprattutto nella fame nervosa, l’uncaria tomentosa, particolarmente indicata per modulare le difese immunitarie e per un’azione antinfiammatoria importante in patologie come l’artrite reumatoide dove sono coinvolti processi infiammatori ed autoimmuni

Piante antidepressive: spesso capita che oltre ad uno stato d’ansia vi sia associata una situazione di depressione. Se la manifestazione patologica non è particolarmente marcata si può ricorrere al supporto di piante che ci ridiano tono, di cui due sono particolarmente interessanti: l’iperico e la griffonia. L’iperico è la pianta antidepressiva per eccellenza e funziona molto bene per forme moderate di depressione. Bisogna però fare attenzione in chi assume altri farmaci perché l’iperico può interferire con la loro metabolizzazione. La griffonia fornisce invece triptofano, precursore della serotonina, ormone che tende ad essere carente nei soggetti depressi

 
Nonostante i rimedi sopra riportati siano tutti di origina naturale andrebbe comunque usata cautela nell’assumerli, soprattutto se si stanno prendendo altri farmaci in contemporanea. Per questo motivo è sempre bene rivolgersi a personale preparato come il medico o il farmacista.
 

Cosa fare in caso di insonnia? Rimedi naturali

L’insonnia è una problematica piuttosto diffusa e di non facile risoluzione. Innanzitutto bisogna capire quali sono le cause. Ecco alcuni fattori scatenanti:

  • uno stato d’ansia e stress diurno che ci impediscono poi di dormire serenamente nelle ore notturne
  • uno stato di depressione che pure può alterare la qualità del sonno
  • una carenza di melatonina, ormone importante per regolare il ritmo sonno-veglia

Altre problematiche come digestione difficoltosa o rigurgito acido notturno che possono rendere difficile la fase del sonno

Queste sono solo alcune delle possibili cause scatenanti l’insonnia. In generale qualora il problema duri da diverso tempo è bene rivolgersi al medico per ricevere una diagnosi più precisa. L’uso dei farmaci quali le benzodiazepine va tenuto come ultima spiaggia perché alla lunga rischiano di cronicizzare situazioni d’insonnia non particolarmente preoccupanti e in ogni caso vanno assunti sotto controllo medico. Qualora si individui un fattore scatenante l’insonnia va ovviamente rimossa la causa per giungere a una risoluzione del problema.
In generale la sera meglio comunque mangiare leggeri e limitare il consumo di zuccheri e carboidrati. Ovviamente anche l’uso di caffè va limitato, soprattutto nelle ore serali.
 
In questo approfondimento vediamo i principali rimedi fitoterapici che possono aiutarci a prendere sonno, a mantenerlo e in generale a renderlo di qualità.
 

Valeriana: pianta ansiolitica per eccellenza presenta un'azione sul sistema gabaergico favorendo così lo “spegnimento dei neuroni”. Grazie alla sua attività sugli stati d’ansia è efficace soprattutto nel favorire lo stato d’addormentamento, mentre risulta meno utile in chi ha risvegli precoci la mattina presto perché la sua attività si esaurisce nelle prime ore notturne. Molto importante il tipo di estratto usato per garantirne l’efficacia, in questo senso un ottimo prodotto è il Monoselect valeriana.

Escolzia: pianta dall’azione ipnoinducente risulta molto utile in chi fatica ad addormentarsi. Può essere utile anche in caso di risveglio notturno perché può essere assunta per aiutarsi a riprendere sonno. L’azione sembra da attribuirsi all’intero fitocomplesso; sotto questo punto di vista un buon prodotto è l’escoplex che contiene tutto l’estratto della pianta.

Passiflora: ideale in caso di insonnia cerebrale, ossia quando non riusciamo a dormire per via dei pensieri che ci affollano la mente. Ottima in associazione con la valeriana per aiutare a prendere sonno

Biancospino: pianta ansiolitica con particolare tropismo per il cuore, utile in caso di tachicardia e palpitazioni notturne. Ottimo in abbinamento con la valeriana e la passiflora. Un prodotto molto interessante in questo senso è il Neurofast

Theanina: amminoacido estratto dal tè verde ha mostrato attività ansiolitica molto interessante.

Melatonina: particolarmente utile negli anziani che mostrano una carenza di questo ormone e più in generale in tutti coloro che tendono a risvegliarsi nelle ore notturne faticando a riaddormentarsi. Un prodotto ben formulato a base di melatonina è l’LDF Melathianina. In questa formulazione troviamo anche il luppolo, altra pianta ad azione ansiolitica e sedativa

In generale nonostante quelli sopra elencati siano rimedi naturali andrebbero comunque sempre usati con cautela sotto supervisione del medico o del farmacista, soprattutto se si è già in cura con altri farmaci ansiolitici o ipnoinducenti.

Cosa fare in caso di colesterolo e trigliceridi alti? Rimedi naturali

Per dislipidemia intendiamo un’alterazione del quadro lipidico (trigliceridi e colesterolo) del nostro organismo. Come noto i valori del colesterolo totale dovrebbero essere sotto i 200mg\dl mentre i trigliceridi dovrebbero rimanere sotto i 150 mg\dl. Va anche detto che questi valori possono cambiare da paese in paese (ad esempio negli USA sono adottati dei limiti più alti) e sono soggetti a variazioni in seguito ad aggiornamento delle linee guida.

 
C’è un altro elemento molto interessante da considerare: dal momento che il nostro scopo è quello di ridurre il rischio cardiovascolare e non tenere bassi i livelli di colesterolo e trigliceridi è importante conoscere tutte le cause che portano ad esempio a sviluppare placche ateromatose a livello dei vasi, tra le principali responsabili di eventi cardiovascolari avversi.
Senza scendere nel dettaglio ad esaminare il meccanismo di formazione degli ateromi basti sapere che tutto parte dall’ossidazione delle LDL(il così detto colesterolo cattivo). Già da questo si capisce come prima di tutto sia importante il rapporto tra LDL e HDL più che conoscere il valore di colesterolo totale, e importante è anche tenere sotto controllo lo stato di stress ossidativo del nostro corpo.
 
Altro elemento di particolare importanza è il controllo della dieta. Infatti se i valori di colesterolo e trigliceridi non sono particolarmente elevati come primo approccio bisogna provare a modificare la propria alimentazione. 
 
Va detto che l’alimentazione va curata sempre e comunque anche nel caso in cui si inizi un trattamento, sia esso fitoterapico o farmacologico, volto a sistemare il profilo lipidico.
 
Vediamo ora i principali rimedi utili per abbassare il colesterolo:

 

Riso rosso fermentato: il rimedio in assoluto più commercializzato è sicuramente il riso rosso fermentato, ottenuto dalla fermentazione del riso rosso con un fungo, il monascus purpureus. Da questo processo si vengono a formare delle sostanze, le monacoline, dove la più attiva per la sua azione ipocolesterolemizzante è la monacolina K. Va precisato che la monacolina K è a tutti gli effetti una statina, con più precisione la lovastatina, dunque assumere il riso rosso fermentato significa assumere a tutti gli effetti una statina, poco importa se di origine naturale, con tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso. In commercio troviamo integratori con massimo  3 mg di monacolina k Il vantaggio di usare la monacolina k invece che la lovastatina sta nel fatto che nel riso rosso fermentato abbiamo un fitocomplesso che agisce in sinergia con la monacolina mentre nel farmaco abbiamo la lovastatina da sola. Di contro va detto che oltre ad avere un dosaggio inferiore di quanto troviamo nel farmaco la lovastatina è tra le statine più blande e in commercio si trovano farmaci molto più efficaci da usare qualora vi siano situazioni di ipercolesterolemia particolarmente accentuate. 

Berberis aristata: forse tra le piante più interessanti per il trattamento delle dislipidemie e più in generale della sindrome metabolica che prevede, oltre ad un alterato quadro lipidico anche uno spostamento della glicemia a digiuno. La berberina, sostanza attiva estratta dalla droga, riesce ad abbassare le LDL con un meccanismo diverso da quelle delle statine, ossia aumentando i recettori per le LDL a livello epatico. Interviene favorevolmente anche sul livello dei trigliceridi o sull'abbassamento della glicemia, riuscendo così a dare una risposta globale nel caso in cui tutti questi parametri fossero alterati. L'unico limite sta nel fatto che non alza le HDL. Un prodotto a base di berberina ben formulato è il Berberol della pharmextracta dove viene aggiunta la silimarina che ne favorisce l'assorbimento a livello intestinale.

Fitosteroli: gli steroli vegetali, tra cui i più rappresentativi sono il β-sisterolo, il campesterolo e lo stigmasterolo, sono molecole dalla struttura simile al colesterolo che vengono assorbite al suo posto nell’intestino. Vanno dunque ad agire sulla percentuale alimentare di colesterolo che però risulta minoritaria rispetto alla quantità di colesterolo che viene prodotto dal nostro organismo nel fegato. Dunque è un rimedio utile solo in casi di lieve ipercolesterolemia o in abbinamento ad altre soluzioni.

Aglio: l’aglio rappresenta uno dei rimedi naturali più utili nella prevenzione del rischio aterosclerotico. Infatti oltre che ridurre i livelli di colesterolo con un meccanismo simile a quello del riso rosso(anche se con efficacia diversa) interviene su diversi fattori di rischio come l’ipertensione e l’aggregazione piastrinica. Infatti sono note da tempo le azioni antipertensive e antiaggreganti piastriniche, motivo per il quale non va usato in chi assume farmaci antiaggreganti e anticoagulanti.

Carciofo: il carciofo è un’altra pianta particolarmente utile in chi presenta un quadro di dislipidemia accompagnato da altre situazioni come ad esempio steatosi epatica (fegato grasso). Infatti oltre a ridurre i livelli di colesterolo con meccanismo simile a quello del riso rosso e dell’aglio abbiamo anche un’azione coleretica(aumento della secrezione biliare) che favorisce anche una depurazione epatica e aiuta i processi digestivi; interessante anche l’azione sui recettori epatici per le LDL che vengono aumentati riducendo così le LDL circolanti mentre si alzano le HDL(il così detto colesterolo buono)

Fibre: le fibre rappresentano una buona opzione per livelli ancora non troppo alti di colesterolo e trigliceridi dal momento che agiscono a livello intestinale riducendo l’assorbimento di queste sostanze. Le fibre più efficaci sono quelle maggiormente capaci di rigonfiarsi e gelificare nell’intestino catturando i grassi; tra queste ricordiamo lo psillio, il glucomannano e la fibra di guar. Cautela in chi assume altri farmaci dal momento che potrebbe verificarsi una riduzione del loro assorbimento, problema risolvibile distanziando nel tempo la somministrazione.

Guggul: questa resina estratta dall’incisione della corteccia di Commiphora mukul riduce l’assorbimento dei lipidi nell’intestino, riduce la sintesi epatica di colesterolo, aumenta gli enzimi lipolitici del siero e aumenta l’escrezione fecale del colesterolo. Va usata però cautela perché vi può essere un aumento della funzione tiroidea, tanto è vero che questa pianta viene sfruttata anche come dimagrante, e ovviamente questo può portare a patologie tiroidee soprattutto in persone predisposte. Anche in questo caso vi può essere riduzione dell’assorbimento dei farmaci per assunzione concomitante.

Omega-3: gli omega-3 sono acidi grassi insaturi essenziali per il nostro organismo. Presentano una funzione antinfiammatoria molto interessante andando ad interferire  col metabolismo dell’acido arachidonico e con la sintesi delle prostaglanine. Le principali fonti di omega-3 sono animali, più precisamente l’olio di pesce da cui otteniamo EPA e DHA, oppure vegetali. Le piante più ricche di acido α-linoleico, precursore degli EPA e DHA, sono la Perilla, la Canpa e il Lino. Dall’olio ottenuto spremendo a freddo i semi di queste piante possiamo trarre questi  acidi grassi essenziali. Per via della loro funzione antinfiammatoria, di riduzione del colesterolo e dei trigliceridi riusciamo a ridurre il rischio cardiovascolare.

Cosa fare in caso di glicemia alta? Rimedi naturali

I valori di glicemia a digiuno devono rimanere sotto i 110  mg\dl a digiuno. Qualora si ricada in un range tra 110 e 125 mg\dl si parla di prediabete, una condizione che potenzialmente può portare allo sviluppo del diabete se non si interviene.

 
Come prima cosa è necessario un aggiustamento di tipo dietetico che preveda l’eliminazione di dolci e zuccheri semplici, preferendo fonti di carboidrati complessi come i cereali e gli alimenti integrali. Anche la pasta semplice e il pane bianco andrebbero notevolmente limitati, abbondando invece per quanto riguarda il consumo di verdure. In generale privilegiare cibi carico glicemico 0 nella fase serale, quindi dalle 16:00 in poi. In caso di sovrappeso è consigliabile seguire una dieta specifica perché l’obesità e la presenza di grasso viscerale favoriscono l’insulinoresistenza.
 

Qualora tutto questo non sia sufficiente allora si può intervenire con un’integrazione specifica.
 
Vediamo i rimedi principali:

 

Berberis aristata:  pianta molto interessante grazie alla presenza della berberina, molecola attiva che va ad aumentare i recettori per le LDL a livello epatico abbassando quindi i livelli di colesterolo cattivo, permette di ridurre i livelli dei trigliceridi e allo stesso tempo interviene sulla glicemia aiutando a controllarne i valori. E’ un rimedio particolarmente interessante in caso di sindrome metabolica, dal momento che interviene su tutti i parametri alterati

Fibre: le fibre rappresentano una buona opzione per livelli ancora non troppo alti di glicemia dal momento che agiscono a livello intestinale riducendo l’assorbimento degli zuccheri. Le fibre più efficaci sono quelle maggiormente capaci di rigonfiarsi e gelificare nell’intestino; tra queste ricordiamo lo psillio, il glucomannano e la fibra di guar. Cautela in chi assume altri farmaci dal momento che potrebbe verificarsi una riduzione del loro assorbimento, problema risolvibile distanziando nel tempo la somministrazione

Gymnema: gli acidi gimnemici presenti nell’estratto di questa pianta riducono l’assorbimento di glucosio a livello intestinale andando ad inibire il recettore per il glucosio a livello degli enterociti intestinali

Banaba: pianta inserita da non molto tempo nella formulazione di alcuni integratori presenti in commercio è utile per abbassare i livelli di glicemia

Aglio: oltre all’effetto antiaggregante piastrinico, ipolipemizzante e antipertensivo si registra un certa azione anche a livello della glicemia. L’effetto è da ricollegarsi probabilmente ad una protezione a livello pancreatico e ad uno stimolo nella secrezione dell’insulina. Pur non essendoci ancora molti studi sugli effetti a livello della glicemia l’aglio può comunque essere un rimedio utile in caso di sindrome metabolica

In ogni caso qualora i livelli di glicemia a digiuno fossero alterati è sempre consigliabile informare il proprio medico curante.
 

Cosa fare in caso di candida? Rimedi naturali

La candida albicans è un fungo normalmente presente nel nostro intestino. In condizioni normali è in equilibrio con la flora batterica intestinale e non crea particolari problemi, al contrario ci aiuta nella digestione degli zuccheri. In alcune situazioni però questo equilibrio può rompersi:

Terapie antibiotiche: alterando la flora batterica residente favoriscono lo svilupparsi di microrganismi potenzialmente patogeni come la candida che prende il sopravvento proliferando in maniera eccessiva

Abbassamento delle difese immunitarie: un abbassamento delle difese immunitarie dovuto ad esempio ad un periodo di stress rende più complesso per il nostro organismo tenere sotto controllo la crescita della candida

Eccessivo introito di zuccheri: se nella nostra dieta introduciamo troppi zuccheri questi saranno un nutrimento eccessivo per la candida che inizierà a proliferare maggiormente

Come contrastare questa problematica quando si manifesta? Innanzitutto qualche norma generale:

Accertarsi che la manifestazione patologica sia effettivamente un caso di candida

Ridurre l'apporto di zuccheri, carboidrati, alcol, funghi e cibi lievitati

Usare detergenti intimi specifici: Kramegin detergente, GSE intimo detergente, LDF detergente intimo attivo sono esempi di prodotti ottimi in fase acuta o in prevenzione, da alternare con un dtergente lenitivo ed emolliente come LDF detergente intimo fisiologico. Ricordare di effettuare sempre un'igiene intima in direzione antero-posteriore per evitare la contaminazione della zona vaginale con residui fecali

Privilegiare intimo di cotone bianco evitando il sintetico colorato e fare uso di assorbenti di cotone ipoallergenici

Rimedi in fase acuta:

Kramegin ovuli o GSE intimo tavolette sono due ottimi rimedi naturali per contrastare la candida in fase acuta e ripristinare una situazione fisiologica. Vanno applicati la sera e andrebbero sempre accompagnati la mattina dopo con una lavanda di pulizia come Kramegin lavanda o GSE intimo lavanda

Nel caso l'infezione interessi i genitali esterni possiamo intervenire con una crema come Kramegin crema o GSE intimo crema. In ogni caso è consigliabile lavorare anche sulla flora batterica vaginale per creare un ambiente ostile ai microrganismi patogeni. In questo senso l'uso di Kramegin ovuli risulta sempre importante

Lavorare sulla flora batterica intestinale: un buon rimedio è l'LDF candidophilus, che ci permette di agire sul ripristino della flora batterica intestinale e per aumentare le difese immunitarie. Ottimo sia in fase acuta che nella prevenzione delle recidive. Da assumere in caso di terapia antibiotica in chi è soggetto alla candida.


Per i casi più ostici è possibile fare un lavoro più profondo sulla mucosa intesinale e sulla zona genitale.

Si ricorda che per quanto i rimedi consigliati siano naturali non per questo sono esenti da controindicazioni. Dunque si raccomanda sempre di evitare l'automedicazione e rivolgersi a personale esperto come il medico o il farmacista.

 

Cosa fare in caso di cistite? Rimedi naturali

La cistite è un'infezione delle vie urinarie, più frequente nelle donne a causa della diversa conformazione anatomica del tratto urinario rispetto all'uomo. Nel sesso maschile l'incidenza di tale patologia aumenta dopo i cinquant'anni in seguito a situazioni di ipertrofia prostatica benigna.
Solitamente (circa il 70% dei casi) l'infezione è mediata dall'escherichia coli, un battere normalmente presente nel nostro intestino che in determinate condizioni può proliferare in maniera eccessiva portando ad infezioni. Queste le principali cause dietro la cistite:
 

  • Alterazione della flora batterica intestinale, ad esempio in seguito a terapia antibiotica: l'alterazione della flora batterica  che in condizioni normali impedisce l'eccessiva proliferazione di microrganismi patogeni a livello intestinale porta l'escherichia coli a svilupparsi maggiormente con il rischio d'infezione
  • Igiene intima non corretta: l'igiene intima andrebbe sempre effettuata con detergenti specifici, con la giusta frequenza e in direzione antero-posteriore riducendo così il rischio di contaminazione della zona genitale con residui fecali
  • Abbassamento delle difese immunitarie in seguito ad esempio ad una situazione di stress
  • Uso di biancheria intima sintetica colorata, pantaloni attillati, assorbenti interni: queste sono tutte condizioni che possono creare un ambiente idoneo alla proliferazione batterica. Preferire dunque biancheria intima di cotone, assorbenti in cotone ipoallergenico, pantaloni non troppo stretti


Cosa fare in caso di cistite in fase acuta:

In primo luogo bisogna accertarsi che si tratti effettivamente di cistite (la diagnosi può essere effettuata solo da personale medico). Utile anche l'urinocoltura per determinare il ceppo batterico alla base dell'eventuale infezione.

In caso di cistite emorragica rivolgersi al medico

La terapia standard prevede l'uso su prescrizione medica di antibiotici specifici per le vie urinarie. Volendo invece ricorrere, se la situazione lo permette, a rimedi fitoterapici, le piante maggiormente usate sono l'uva ursina, con azione antibatterica molto buona soprattutto nei confronti dell'escherichia coli, la solidago virga aurea, pianta ad azione antinfiammatoria ed antibatterica, l'erica, altra pianta ad azione antinfiammatoria, la propoli, rimedio di origine naturale con potente azione antibatterica e antinfiammatoria, l'estratto di semi di pompelmo, rimedio con azione antimicrobica. Si può trarre giovamento anche dall'utilizzo di piante ad azione diuretica come l'equiseto e la betulla. Un esempio di prodotto efficace nel trattamento della cistite in fase acuta è l'LDF Biocist. Essendo un prodotto a base di uva ursina si consiglia sempre di abbinare un alcalinizzante delle urine (basenpulver, alkaloximed, LDF Magnesio polvere, bicarbonato di sodio o potassio). In alternativa si può bere il succo di due limoni spremuti.

Come prevenire ricadute di cistite:

Innanzitutto è importante distinguere tra cistite ricorrente e recidivante. Per recidiva intendiamo un caso in cui non è stato debellato il focolaio batterico a livello vescicale, di conseguenza la ricaduta è dovuta a un nuovo proliferare di quel focolaio. Per ricorrente intendiamo invece un'infezione che parte dall'intestino. In questo caso la vescica è pulita ma rimane l'intestino come serbatoio di carica batterica che potrà poi passare a livello vescicale tramite trasmigrazione batterica dall'intestino alla vescica o tramite il materiale fecale. Nel caso di cistite recidivante bisogna prima assicurarsi di pulire la vescica tramite l'uso di antibiotici idonei. La prevenzione potrà invece essere utile nel caso di cistiti ricorrenti.

Mirtillo rosso: il Vaccinium Macrocarpon noto anche come mirtillo rosso americano, è il rimedio per eccellenza nella prevenzione delle cistiti mediate da escherichia coli, mentre risulta inefficace se l'agente batterico infettante è differente. Affinchè sia efficace bisogna effettuare almeno 90 gironi di trattamento da ripetere ciclicamente. E' inoltre fondamentale la scelta di prodotti di qualità che abbiano un titolo sufficiente di sostanze attive. Un esempio è l'LDF Packberry C. 

Flora batterica intestinale: riequilibrare la flora batterica intestinale è di fondamentale importanza per ridurre il rischio di ricadute. Un prodotto come l'LDF Candidophilus è ottimo in queste situazioni

Sistema immunitario: l'uso di piante ad azione immunostimolante può essere utile nel ridurre il rischio di ricadute. In questo senso può essere importante ricorrere a rimedi come l'Uncaria, l'Astragalo o la Tabebuia.

Corretta igiene intima: come detto in precedenza una corretta igiene intima è importante. Consigliato l'uso di detergenti specifici come LDF detergente intimo attivo, da alternare con un detergente lenitivo ed emolliente come LDF detergente intimo fisiologico.


Si ricorda che per quanto i rimedi consigliati siano naturali non per questo sono sempre esenti da controindicazioni. Ad esempio il mirtillo rosso può interferire con i processi di coagulazione del sangue risultando controindicato in che assume il coumadin, mentre soggetti allergici all'aspirina non possono assumere l'uva ursina perchè contiene salicilati. Dunque si raccomanda sempre di evitare l'automedicazione e rivolgersi a personale esperto come il medico o il farmacista.

Cosa fare in caso di disturbi allo stomaco? Rimedi naturali

Le problematiche gastriche sono molto diffuse e possono essere di varia natura: si va dalla classica acidità dopo mangiato al bruciore lontano dai pasti. Altre situazioni frequenti sono quelle in cui si accusa reflusso gastroesofageo o difficoltà digestiva con gonfiore post-prandiale. 


Come prima cosa bisognerebbe capire la causa del disturbo e, soprattutto se frequente, sarebbe utile rivolgersi al medico curante per avere una diagnosi precisa. Andrebbe anche esclusa l'eventuale infezione da helicobacter pylori perchè in questo caso è necessario adottare un approccio differente.

Andiamo ora ad esaminare nel dettaglio i casi più frequenti:
 

Bruciore lontano dai pasti: solitamente questo tipo di condizione è associabile ad una situazione di stress. Infatti in condizione di stress lo strato mucosale che protegge la parete gastrica si assottiglia rendendola più esposta all'attacco dei succhi gastrici. In questi casi l'approccio migliore è intervenire con piante ricche in mucillagini come ad esempio la malva, o anche l'aloe che con i suoi polisaccaridi forma un film protettivo della mucosa gastrica. Sicuramente interessante anche andare a lavorare sulla causa, quindi sullo stress e sull'ansia. In questo senso può essere utile l'LDF ficus comp in gocce, un prodotto che grazie alla presenza di ficus carica insieme a tiglio e vaccinium mirtillus riesce a rilassare e a regolare la secrezione acida dello stomaco. 

Acidità dopo mangiato: in questo caso può essere utile ricorrere a degli agenti tamponanti che permettano di contrastare l'acidità in eccesso. Un buon prodotto è ad esempio l'LDF neutral grazie alla presenza di magnesio e calcio carbonato che vanno a tamponare l'acidità in eccesso oltre alla malva e alla camomilla che presentano un'azione lenitiva e protettrice.

Difficoltà digestive: solitamente difficoltà digestive che interessano lo stomaco compaiono subito dopo mangiato e si manifestano con un gonfiore alto. In questo caso si può intervenire con piante ad azione procinetica come lo zenzero, piante amare quelli la genziana che stimolano la secrezione acida, enzimi forniti dal riso fermentato che favoriscono la digestione. Alcuni prodotti interessanti possono ad esempio essere il Digeplus e il Biocinetic della linea Laboratorio Della Farmacia. Può essere utile anche intervenire sul fegato perchè in alcuni casi la lentezza digestiva e il gonfiore alto sono ricollegabili ad un affaticamento epatico. In questo caso si può ricorrere all'LDF picrocardo.

Reflusso gastroesofageo: questo tipo di disturbo è legato ad un non corretto funzionamento del cardias, valvola di separazione tra esofago e stomaco, con conseguente risalita dei succhi gastrici verso il cavo orale. Bisogna allora intervenire con prodotti a base di alginato che vadano a creare una barriera meccanica impedendo la risalita dei succhi gastrici. Altre piante utili possono essere la liquirizia per l'azione citoprotettiva e antiulcera insieme al mirtillo nero che va a riparare eventuali danni a livello della mucosa gastrica. Anche in questo caso il neutral della linea Laboratorio Della Farmacia può essere di aiuto. Ovviamente il paziente che accusa reflusso gastroesofageo dovrebbe anche ridurre l'apporto di cibo privilegiando una dieta povera di grassi e più leggera evitando anche fumo ed alcolici.

Cosa fare in caso di disturbi intestinali? Rimedi naturali

I disturbi intestinali sono una problematica molto diffusa, sia per il tipo di alimentazione che facciamo, sia per l’eccessivo uso di farmaci come gli antibiotici che alterano la flora batterica intestinale e infine per il fatto che l’intestino è l’organo dove scarichiamo maggiormente stress e tensione.

Vediamo i principali disturbi:
 

Stipsi: La stipsi è sicuramente uno dei disturbi più frequenti. In linea di massima possiamo definire stitico un soggetto che non riesca a defecare per almeno tre giorni consecutivi. Come prima cosa bisogna intervenire sulla dieta bevendo parecchio e mangiando cibi ricchi in fibre che possano creare massa e stimolare la peristalsi intestinale. A questo scopo si può integrare la dieta con fibre liquide o in caso di necessità con lo Psillio (cautela nei soggetti allergici dal momento che può causare broncospasmo). Molto importante avere una buona flora batterica intestinale che possiamo sostenere con probiotici di qualità (particolarmente indicati quelli contenenti il ceppo Bifidum). Solo in caso di reale necessità e per brevi periodi è possibile ricorrere a lassativi antrachinonici che pur essendo naturali alla lunga si rivelano dannosi per l’intestino. Un esempio di prodotto da usare solo in caso di reale necessità è LDF grani d’erbe o anche LDF compresse d’erbe.  Nei bambini spesso la stipsi è legata ad un problema di disidratazione quindi importante farli bere molto. Anche loro possono giovare da cicli di probiotici del ceppo bifidum. Un prodotto utile può essere anche LDF manna e fichi.

Diarrea: questo tipo di problematica è fortunatamente molto meno frequente della stipsi e solitamente è ascrivibile ad un’infezione o a all’ingestione di cibi che possono poi causare questa problematica. E’ una forma di difesa del nostro organismo attraverso la quale vengono espulse tossine nocive dall’intestino, dunque non andrebbe bloccata del tutto con farmaci se non in caso di reale necessità. Si raccomanda di bere parecchio e assumere sali minerali per reintegrare quanto perso. Piante utili in questi casi sono tutte quelle ad azione astringente che permettano di assorbire l’acqua in eccesso nell’intestino aiutando comunque ad andare di corpo. Sempre utile poi abbinare probiotici di qualità che ci permettano di ripristinare una normale eubiosi a livello intestinale.

Gonfiore intestinale: questo tipo di problematica è complessa da affrontare in poche righe perché può avere diverse cause e il trattamento varia da situazione a situazione. In generale se si ha un gonfiore diffuso su tutta la parte bassa della pancia si può pensare ad una disbiosi e all’eventuale presenza di funghi come la candida in quantità eccessiva nell’intestino. Altri segnali che ci portano in questa direzione sono tendenza ad avere episodi di candida o cistite, feci non ben formate e fame di zuccheri. Per questa problematica si rimanda alla sezione sulla candida. Per un gonfiore nella parte bassa dell’addome si può pensare di intervenire supportando la digestione con appositi enzimi, o favorendo l'eliminazione di aria con piante ad azione carminativa come il cumino e il finocchio. 

 Sindrome del colon irritabile: anche questo tipo di manifestazione patologica è particolarmente diffusa e si caratterizza per una serie di possibili sintomi come dolore, crampi addominali, alvo alterno etc. Solitamente si accompagna a stati di ansia, stress o addirittura depressione. Possiamo intervenire a due livelli: sul sintomo e sulle cause. Per lavorare sulle cause possiamo sfruttare piante ad azione ansiolitica e sedativa come la passiflora, particolarmente indicata perché presenta anche un’azione spasmolitica. Anche l’escolzia presenta questa azione e può essere utile. Piante come l’iperico e la griffonia possono essere efficacemente sfruttate per lavorare su un’eventuale depressione sottostante. Per lavorare sui sintomi oltre a passiflora ed escolzia posiamo usare l’olio essenziale di menta e di camomilla. Per la menta è importante sfruttare una formulazione gastroresistente per evitare problemi di reflusso gastroesofageo. Sempre utile può essere l’aggiunta ad altri trattamenti di Aloe vera gel da bere quotidianamente e il ceppo probiotico del Boulardii. 

Patologie infiammatorie croniche intestinali: In generale quando è presente uno stato infiammatorio cronico prolungato a livello intestinale oltre alle piante già viste per la sindrome del colon irritabile può essere utile un trattamento con Boswellia serrata, una pianta ad azione antinfiammatoria ben tollerata che può essere usata anche per periodi prolungati, abbinata eventualmente a una fonte vegetale di omega-3 con cui integrare l'alimentazione come ad esempio l'olio di perilla, di lino o di canapa. 

Si ricorda che pur essendo i rimedi sopra riportati di origine naturale andrebbero sempre usati sotto la supervisione di personale esperto, come il medico o il farmacista.
Se i problemi intestinali sono frequenti oltre a sentire il proprio medico curante potrebbe essere utile un trattamento più profondo che ci permetta di lavorare sullo stress, sull’intestino e sulle mucose intestinali.

 

Dr. Guglini Giacomo